Il piede piatto è una delle condizioni più frequentemente osservate nell'ambito dell'ortopedia pediatrica, spesso motivo di preoccupazione per molte famiglie italiane. Tuttavia, si tratta anche di una delle problematiche più controverse, a causa dell'assenza di una definizione univoca e di criteri diagnostici standardizzati.
Il piede piatto si caratterizza per una riduzione della volta plantare, ovvero dell’arco naturale del piede. Tuttavia, per molti esperti, questa conformazione rientra nella normale variabilità individuale e non rappresenta necessariamente una deformità. Durante il ciclo del passo, infatti, la pronazione del piede è una fase normale del movimento.
La valutazione del piede piatto può essere effettuata con strumenti semplici, come un podoscopio, che classifica il grado di "piattismo" dal più lieve (1° grado) al più severo (4° grado). Tuttavia, la gravità non è sempre correlata al grado osservato. Anche il valgismo del retropiede (tallone inclinato verso l’esterno) può rappresentare un elemento da considerare, soprattutto per le implicazioni sull'asse di carico del piede.
La distinzione principale riguarda la flessibilità del piede:
La valutazione ortopedica è indicata nei seguenti casi:
Le radiografie non sono necessarie per diagnosticare un piede piatto flessibile. Tuttavia, in presenza di sospetti specifici (es. scafoide accessorio, sinostosi), l’ortopedico potrebbe richiederle. Gli esami di imaging più utilizzati sono le radiografie sotto carico, eventualmente integrate da TC o RM in casi selezionati.
Nel bambino piccolo, la volta plantare è fisiologicamente piatta a causa del tessuto adiposo plantare. Con la crescita, la struttura del piede evolve e, nella maggior parte dei casi, si forma spontaneamente un arco plantare normale entro i primi 10 anni di vita. Solo una piccola percentuale di piedi rimane piatta in età adulta, spesso senza alcun impatto funzionale.
Non esistono prove scientifiche che dimostrino l’efficacia dei plantari nel modificare la naturale evoluzione del piede piatto flessibile. Tuttavia, i plantari su misura possono essere utili in caso di piedi sintomatici, con un obiettivo antalgico. Per molti pazienti possono risultare altrettanto efficaci plantari commerciali o scarpe da running antipronazione.
Ginnastica e fisioterapia, focalizzate su esercizi di rinforzo plantare e stretching del tendine d’Achille, possono essere utili nei casi sintomatici o con lassi legamentosi. Tuttavia, sono da evitare percorsi fisioterapici prolungati in assenza di indicazioni specifiche.
Il ruolo della chirurgia
La chirurgia è riservata a casi sintomatici con dolore significativo, spesso localizzato nella zona plantare interna o laterale del piede, e non rispondenti a trattamenti conservativi. Va discussa attentamente con le famiglie, considerando i benefici e i rischi potenziali. Gli interventi preventivi su piedi asintomatici non sono giustificati, poiché non esistono evidenze chiare sulla loro utilità a lungo termine.
Le opzioni chirurgiche per il trattamento del piede piatto sono numerose e possono essere suddivise in:
Indicazioni delle tecniche chirurgiche:
Non verranno descritti dettagliatamente i singoli interventi, ma si sottolinea che la priorità rimane la conservazione delle articolazioni. Pertanto, le artrodesi dovrebbero essere riservate a casi estremi, evitando il loro utilizzo in bambini o adolescenti con piede piatto flessibile e senza patologie sottostanti.
Osteotomie del calcagno
Questi interventi, spesso combinati con procedure sulle parti molli, risultano più complessi rispetto alle artrorisi. Si operano generalmente un lato alla volta, richiedendo immobilizzazione prolungata, ma studi scientifici ne attestano risultati eccellenti sia a breve sia a lungo termine, se indicati correttamente.
L’artrorisi è una procedura chirurgica relativamente semplice e include diverse varianti, accomunate da alcune caratteristiche fondamentali:
Tipologie e Materiali degli Impianti
L’impianto può essere posizionato:
Gli impianti avvitati nell’osso riducono il rischio di espulsione rispetto alle endortesi.
L’età non deve essere l’unico criterio per decidere l’intervento. Una scelta affrettata potrebbe comportare rischi non giustificabili.
La letteratura più recente evidenzia alcuni limiti negli studi disponibili:
Nonostante queste limitazioni, i risultati nei pazienti pediatrici con piede piatto flessibile sintomatico sono spesso positivi, con miglioramenti significativi in termini di qualità della vita e ritorno all’attività sportiva.
Follow-up a lungo termine:
Gli studi disponibili non rispondono pienamente alla questione su come la condizione evolva nel tempo, lasciando aperti interrogativi sugli effetti a lungo termine, come il potenziale stress sulle articolazioni vicine.
Il tasso di complicanze varia dal 3,5% al 19,3% e include:
Le complicanze possono essere:
Considerazioni Finali
L’artrorisi rappresenta una procedura semplice ed efficace per la correzione del piede piatto, ma solo se eseguita con le giuste indicazioni. È essenziale valutare attentamente rischi, benefici e alternative, informando adeguatamente le famiglie.
Secondo le attuali evidenze scientifiche, l’artrorisi per piede piatto è classificata con un grado di raccomandazione C (risultati contrastanti o scarse evidenze). Sono necessari studi più rigorosi e con follow-up a lungo termine per definire meglio il suo ruolo terapeutico.